martedì 11 novembre 2014

Riprende la rassegna stampa con un articolo di Pagina 99

Pagina 99, quotidiano di economia e cultura, si è occupata di Crevit.
 
20 | INNOVAZIONI pagina 99we | sabato 25 ottobre 2014
Tutti i dubbi su Crevit, la nuova moneta.

Inchiesta | Tappezza le città di pubblicità, e le aziende corrono a iscriversi. Ma il modello di business della società di Marco Melega, con sede a Hong Kong, è tutto da scoprire. In attesa di una legge-quadro


CHIARA ORGANTINI «Il vero limite è la diffidenza generalizzata alimentata da una situazione di mercato sofferente a causa delle strette dell’attuale sistema del credito». Così Marco Melega, ideatore di Crevit, descrive una delle motivazioni che lo ha portato sul mercato delle monete complementari. La fiducia, prima di tutto: sia verso il privato che cerca credito, ma anche verso chi lo eroga. La sua moneta complementare («La più pubblicizzata in Italia», si legge sul sito web), lanciata da qualche mese, è la prima che, teoricamente, consente l’estensione del sistema di barter – il baratto – a famiglie e privati oltre che alle aziende. Fino a oggi gli altri attori – quantomeno i più rilevanti per bacino di utenza: BexB, Visiotrade, Sardex, Samex e Scec - si erano cimentati quasi sempre (con le eccezioni rappresentate da Scec e dall’estensione recente del circuito Sardex) nel BtoB, business to business, ovvero la creazione di “camere di compensazione” per gli scambi esclusivamente tra aziende, all’interno di un ecosistema geografico o di filiera, con eventuale emissione di biglietti, alias “buono sconto”, sul prezzo, riutilizzabili una volta incassati. Comune a tutti: non si usa la moneta ufficiale, l’euro, ma un’unità di conto, spesso non convertibile in euro, ed eventualmente si paga con quel che si produce. E così anche in Italia, dopo le circa 5.000 monete complementari stimate esistenti nel mondo, il sistema ha preso  piede: molte aziende vi ricorrono per sperimentare forme di scambio che le portano ad acquisire materiale o materie prime, normalmente pagate in denaro; o eventualmente a scambiare beni e servizi per implementare la propria visibilità, investire sul know-how. La sfida del barter è stata quella, fin da principio, di creare comfort-zone complementari all’euro, appunto, ovvero possibilità aggiuntiva di spesa in tempi di crisi, quando l’euro fatica a circolare. Si stima che la somma delle aziende coinvolte nelle camere di barter dei principali protagonisti italiani si aggiri intorno alle 25 mila unità, con un giro di crediti stimabili per centinaia di milioni di euro. Ebbene quel che Crevit, o meglio quel che Marco Melega ha capito, è che non si può lasciare un campo incolto come quello del credito tra privati. Così ha creato Crevit, che è– come recita una breve presentazione sul sito – «un’unità di conto non convertibili in denaro rappresentativa di beni e servizi, spendibile esclusivamente presso gli utenti titolari di Conto Crevit». E, anzi, Melega spiega che «famiglie e aziende possono aprire un conto subito perché è gratuito: possono pubblicare offerte, emettere ed accettare la propria moneta - i crevit appunto (1 crevit=1 euro) - per finalizzare compravendite con gli altri utenti del circuito titolari di Conto Crevit». Se “vendi”, però, paghi una commissione, del 5%, in euro. E se vuol spendere prima di aver ottenuto accrediti in crevit, l’utente può richiedere un fido tramite semplicissima istruttoria online, con disponibilità garantita entro 24 ore» chiarisce Melega. Tutto a posto, quindi. Tanto lecommissioni le facevano pagare anche Be e Visiotrade, pur non dicendoti però che era gratuito, come invece fa Melega. Le differenze sostanziali, e qualche criticità, sorgono quando si parla del fido: non è obbligatorio, non è un vincolo. È chiaro però che qualora l’utente non dovesse ricompensare il fido e quindi recuperare crediti con gli scambi, «dovrà» –stavolta sì, l’obbligo– rinnovare il fido o chiudere la posizione in denaro. In sostanza la capacità di emissione dei crevit è affidata agli utenti, che sono in teoria monitorati dall’algoritmo di Crevit – il target bonus system: non un fondo di garanzia, né un’assicurazione, né una parte terza che garantisca la solvibilità delle operazioni, figuriamoci l’occhio di Banca d’Italia. Non serve. «Non comunichiamo nulla alla centrale del rischio interbancario», spiega sicuro ancora Melega. La fiducia, si diceva. Verrebbe da chiedersi: un utente Crevit potrà comunque sentirsi rassicurato anche quando, avendo come unico riferimento l’azienda –in caso di insolvibilità di un utente – dovrà rivalersi su di essa? Certamente l’aver fatto transitar la Crevit Italia srl su una holding a Hong Kong, in luglio, quando è partita l’operazione, qualche punto interrogativo lo pone. Melega però ha esperienza di barter alle spalle, come testimonia anche il suo ex mentore Silvio Bettini, fondatore e amministratore di BexB: il padre di quasi tutte le monete complementari italiane. Il cremonese Marco Melega è un uomo dalle mille risorse. Ha alle spalle fallimenti, come tanti altri imprenditori, ma soprattutto la capacità di rinascere sempre dalle ceneri. Bettini, che a dicembre 2013 ha cessato tutte le sue quote da una società di Melega, spiega che il ragazzo «ha fatto barter con BexBe ci deve ancora dei soldi. Come Visiotrade, d’altronde». Ma Melega ha un bel portafogli di partecipazioni in società, diverse come amministratore unico. Tanto che è forse grazie ai 10 milioni in pancia a una di queste, che ha potuto investire i 2 milioni di euro in pubblicità e il milione in struttura e piattaforma che ha dichiarato, visto che i bilanci 2013 della Crevit (in perdita con 62 mila euro nel 2012 e di 27 mila, lo scorso anno) non sembrano giustificare un tale importo. A meno che, appunto, le risorse non siano giunte nel corso del 2014 o da una cassaforte del gruppo Melega, come la Italian Properties srl. Sta di fatto che le aziende con cui ha fatto barter, Melega le ha inserite nel circuito di Crevit, perché il suo pallino fisso è sempre stato quello di lavoraresulla comunicazione attraverso le imprese e le aziende, non solo quelle piccole. Infatti, Crevit ha ideato una piattaforma di comunicazione promozionale per aziende e privati (ditte individuali) che vogliono aderire al circuito: aderisci, compri, vendi e ti faccio la pubblicità gratis. Ma in realtà l’idea è ancora più rivoluzionaria, e forse per questo i competitor non perdono d’occhio Melega «Tempo fa – ed è ancora Bettini a svelare le carte – Melega venne a propormi di tentare l’operatività di barter sui privati coinvolgendo la grande distribuzione organizzata. L’idea era quella di lavorare sulla verticalizzazione della comunicazione della grande distribuzione organizzata (GDO), faccio la pubblicità, la pioggia di volantini, tutto quel che serve, e tu GDO mi paghi in buoni spesa che rimetto nel circuito dei piccoli, privati e delle aziende; con i quali loro stessi vengono a comprare da te». Alla fine l’affare non va in porto. Bettini non è convinto e declina la proposta. L’idea però non si poteva cestinare. Così Melega ha lanciato Crevit, pensando di costruire qualcosa di più di un semplice circuito di barter: una filiera senza soluzione di continuità, perché ogni utente può farsi incaricato commerciale e andare a cercarsi crediti da nuovi utenti, quasi un sistema multilevel. D’altronde, perché togliere la possibilità di far entrare sempre più utenti, magari responsabilizzandoli, visto che i trader non sono previsti? Intanto, con il sistema già avviato, Melega ha ottenuto il coinvolgimento del marchio GDO Dico e sta portando dentro due distributori di carburante. Sembrerebbe un sistema perfetto, in cui in prospettiva si potrà arrivare a pagare un’opera d’arte con buoni spesa Dico e buoni carburante. Tanto la spesa e la benzina la facciamo tutti, no?  Tuttavia il problema che si pone è: dove andare a mettere un milione di buoni di spesa, se la filiera è estendibile «per statuto» ma l’utente finale potrebbevolere un corrispettivo in euro, anziché in crediti? C’è insomma il rischio che la catena si spezzi e che a pagarne le conseguenze sia l’utente, per ben due volte: con i suoi crediti-crevitinsoluti e con la necessità di compensare il fido Crevit in euro. Cristiano Bilucaglia, fondatore e amministratore delegato di Visiotrade – anche lui sulla piazza della moneta complementare con circa 3.000 aziende e 100 milioni di transazioni –racconta senza remore che«il polverone attorno a Crevit un po’ ci preoccupa, perché può minare la fiducia alla base del sistema. E l’esigenza normativa, che regolamenti la situazione, si sente da tempo. L’Italia è il Paese che amo e vorrei che la moneta complementare lo aiutasse a stare meglio». E infatti, per una volta, la politica si è mossa per tempo, presentando una proposta di legge, appena depositata in commissione Finanze alla Camera. Si tratta di un’iniziativa di Sergio Boccadutri, transfugo di Sel oggi nel Pd di Renzi, che ipotizza una distinzione tra backed currencies, cioè monete complementari con copertura in moneta (Visiotrade, BexB) emesse in cambio di versamento del controvalore in euro; e mutual credit currencies (Sardex, Samex), cioè monete di credito cooperativo, costituenti l’unità di conto utilizzate all’interno di una camera di  compensazione. Poiché entrambi i sistemi sono utili e la Regione Lombardia ha deliberato una legge regionale - bloccata dalla Consulta - per attivare un circuito di moneta complementare, occorre che il governo individui nella Banca d’Italia un’autorità di vigilanza sugli elementi principali del circuito: il controvalore complessivo del circolante in moneta complementare; l’istituzione di un fondo vincolato; il controllo sui prezzi di beni e servizi veicolati; la creazione di un organo di garanzia interno al circuito che cooperi con la vigilanza di Banca d’Italia. Bettini, come anche Bilucaglia ammette che serve una regolamentazione e che si sta già muovendo con le altre aziende sul mercato: «Ben venga la legge». Interpellato da Pagina99 sulla proposta, Marco Melega non ha risposto.

 




 

   

 

 





 


   

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